Contenere l’epidemia con il contact tracking come fanno in Corea del Sud

In inglese significa “tracciamento dei contatti” ed è la strategia caldeggiata anche dall’Organizzazione mondiale della sanità per contenere l’epidemia.

In cosa consiste? Test a tappeto, quarantena dei positivi al Covid-19, mappatura dei loro movimenti, identificazione e isolamento delle persone con cui sono venuti a contatto.

La Corea del Sud ha limitato la diffusione del virus usando, oltre ai dati sanitari,
le immagini delle telecamere di sicurezza, le transazioni delle carte di credito, la posizione rilevata da smartphone e automobili e una app che segnalava i luoghi frequentati dai soggetti a rischio. Questo sistema, che il ministero della Salute – fra i
tanti – vorrebbe applicare anche in Italia, solleva evidenti problemi di privacy.

Le informazioni acquisite attraverso la tecnologia devono infatti essere anonime e aggregate, ovvero impedire di risalire all’identità dei singoli: servono regole e garanzie per evitare che, finita l’emergenza, i dati personali continuino a essere utilizzati. Per stabilire come usare big data e tecnologie contro il virus, il decreto Cura Italia del 17 marzo prevede la nomina di un gruppo di esperti che fa capo al ministero dell’Innovazione.

Giro di vite di Facebook, rimossi 1,5 miliardi di account fasulli

L’ultima crociata del social di Mark Zuckerberg per contrastare notizie false, spam, incitamento all’odio e propaganda terroristica? Cancella 1,5 miliardi di account fasulli. E lo ha fatto davvero secondo un report svolto negli ultimi tre mesi. Continua dunque il lavoro di Facebook per migliorare la privacy e la qualità dell’esperienza agli utenti all’interno della piattaforma social più conosciuta e utilizzata al mondo. Gli account fake sono stati rilevati dall’intelligenza artificiale anti-odio e bufale fatta esordire proprio a inizio anno dal social.

Sono tantissimi coloro che utilizzano questo sistema per diffondere truffe, messaggi violenti, razzisti o notizie bufala. Molti dei quali sono stati anche perseguiti dalle forze dell’ordine. La maggior parte di questi account aperti sul social network altro non sono che profili falsi creati per spammare truffe informatiche o promozioni di attività commerciali reali.