Vaticano. Da Wojtyla a Bergoglio, passando per Ratzinger e ricordando Roncalli, l’accento su un Dio di misericordia intesse la storia della Chiesa contemporanea. Oggi alle 18 papa Francesco partecipa in piazza San Pietro alla veglia di preghiera per la divina misericordia, che acquista particolare significato nel corso del giubileo che il papa latinoamericano ha intitolato alla misericordia, e che quest’anno coincide con l’undicesimo anniversario della morte di Karol Wojtyla.
Il papa polacco infatti morì il due aprile, che nel 2005 coincise con la vigilia della seconda domenica di Pasqua, in cui egli stesso aveva fissato la festa liturgica della divina misericordia. La coincidenza si ripete quest’anno, sicchè torna in evidenza il legame tra la spiritualita’ della misericordia e Giovanni Paolo II.
Alla misericordia come principio teologico, Wojtyla dedicò l’enciclica “Dives in misericordia” e istituendone la festa “sdogano'” la suora polacca Faustina Kolawska, che tra l’altro fu la prima santa proclamata da Wojtyla durante il giubileo del Duemila: un bel traguardo per la “apostola della misericordia”, il cui “diario spirituale” fu osteggiato dalla Congregazione per la dottrina della fede, che ne bloccò la pubblicazione per venti
anni.
”In nessun momento e in nessun periodo storico, specialmente in un’epoca così critica come la nostra, la Chiesa può dimenticare la preghiera, che è il grido alla misericordia di Dio dinanzi alle molteplici forme di male che gravano sull’umanità e la minacciano… Quanto più la coscienza umana, soccombendo alla secolarizzazione, perde il senso del
significato stesso della parola “misericordia”, quanto più allontanandosi da Dio, si distanzia dal mistero della misericordia, tanto più la Chiesa ha il diritto e il dovere di
far appello al Dio della misericordia ‘con forti grida”’: queste frasi della “Dives in misericordia” che risuoneranno durante la veglia di questo pomeriggio spiegano molto della religiosità di papa Wojtyla. La Divina misericordia è legata alla sua giovinezza: quando dalla nativa Wadowice si trasferì a Cracovia e cominciò a lavorare alla fabbrica della Solvay.
”Erano sette chilometri – raccontò egli stesso il 17 agosto 2002, durante l’ultimo viaggio in Polonia – per andare da casa al lavoro, a piedi, con le “scarpe di legno”, gli zoccoli che
in tempo di guerra usavano i giovani operai, fino alla Solvay. Un chilometro prima della fabbrica c’era il convento di suor Faustina Kowalska: in quella chiesa di mattoni rossi, il giovane Karol Wojtyla si fermava a pregare. “Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo – scrisse poi nella “Dives in misericordia”, con accenti significativamente vicini alla predicazione di papa Francesco – occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Occorre la misericordia per far sì che ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità”.