“Cambio di status”, il racconto del dottor Giacinto Buscaglia

Finalmente ce l’ho fatta! E’ stata dura, mi è costato tempo, impegno, studio ma alla fine ce l’ho fatta. Dal 1 marzo sarò ufficialmente reclutato nella categoria dei no vax. Francamente non pensavo di riuscirci. Ringrazio per questo lusinghiero risultato il mio Ordine dei medici, che ha provveduto a sospendermi prima ancora che il Governo mi multasse, dimostrando una lodevole efficienza, il Presidente del Consiglio, che il 22 luglio di quest’anno ha dichiarato ufficialmente alla Nazione che il green pass garantiva che le persone vaccinate si sarebbero trovare in luoghi dove il contagio sarebbe stato impossibile, gli scienziati che si sono sacrificati per il paese, spendendo molto del loro tempo in televisione, affannandosi, anche con virtuosismi canori, a spiegare ai cittadini ignoranti e zucconi i misteri di una pandemia che solo loro conoscevano dall’alto del loro sapere. Ringrazio soprattutto l’informazione tutta, che ha dimostrato ferma autonomia rispetto al potere politico, garantendo pluralismo e grande attenzione a non lacerare il tessuto sociale, scongiurando il rischio di creare cittadini di serie A e di serie B e di scatenare gli istinti peggiori delle persone (odio, disprezzo, riprovazione per la categoria che da poco mi pregio di appartenere).

Ad onor del vero il mio successo personale manca di un elemento che sminuisce un poco il traguardo raggiunto. Mi riferisco al fatto che essendo in pensione non ho visto compromesse la mia attività professionale, lo stipendio, la carriera come è successo a molti colleghi. E’ stato un modo di vincere facile, di cui mi vergogno un poco. Vivo in un meraviglioso paese, ho il tempo di fare lunghe passeggiate, andare a pescare, leggere un buon libro su una panchina in faccia al mare, addirittura fare colazione in un dehor all’aperto, scaldato dal tiepido sole di belle giornate di fino inverno. Mi correggo…ho appena saputo che non mi sarà neppure concesso di consumare qualcosa in un locale all’aperto, ma è un dettaglio di poca importanza.

In questa mia nuova comunità, che ho imparato a conoscere in questi due anni terribili, non ho incontrato pericolosi fascisti, omofobi, razzisti e negazionisti, pronti a sovvertire l’ordine dello Stato, nemmeno folli terrapiattisti che credono agli asini volanti. Certo, qualcuno di loro è preoccupato dal 5G, dal controllo intrusivo e sempre maggiore dello Stato sulla propria vita e sul proprio corpo, dalla perdita progressiva della libertà personale e dei diritti costituzionali, dalla paura di non poter vivere in modo naturale, ma costoro sarebbero dei pazzi se non si curassero di questi problemi.

Ho incontrato persone che si ostinano a sentirsi sani, a contare sulla natura e sul proprio stile di vita piuttosto che sulle pillole salvifiche, risposta preconfezionata per ogni tipo di problema.

Ho incontrato altri che hanno avuto pessime esperienze con i medici e con la medicina e che hanno paura e non si fidano. Qualcuno ha avuto malattie invalidanti comparse dopo una vaccinazione infantile, con medici che dicevano loro che la causa era stato quel vaccino, ma nessuno si era sentito di certificarlo. Altri avevano combattuto contro tumori o altri gravi malattie, soffrendo le pene dell’inferno e vivono la vaccinazione forzata come una minaccia alla loro stessa vita, preferendo proteggersi e proteggere gli altri piuttosto che rischiare embolie, miocarditi o trombosi, già purtroppo sperimentate nelle loro esistenze.

Ho incontrato operatori sanitari di grande umanità, alcuni dei quali conosciuti personalmente e di cui mi fido perchè molto preparati e competenti, sempre dalla parte dei pazienti, ancora legati al giuramento di Ippocrate e che mai si rifiuterebbero di curare qualcuno, qualsiasi siano le sue scelte o i suoi comportamenti. Sono medici che ora sono sospesi, ma anche se non lo fossero stati, non avrebbero comunque mai fatto carriera, perché non si sono fatti corrompere dall’opportunismo e da interessi commerciali, non si sono prestati a fare ciò che i dirigenti apicali e i politici pretendevano da loro, macchiandosi di un vero e propro peccato mortale, alla stessa stregua se non peggio del rifiuto vaccinale.

Mi rendo conto di stare idealizzando una categoria e so che lo faccio perchè mi è sempre venuto spontaneo sentirmi vicino alle persone più deboli, a chi viene discriminato, trattato con inusitata durezza da chi ha un potere soverchiante. Non mi sento più di mostrare una tessera per essere accolto nella società civile. Mi sentirei corresponsabile di una barbarie che non ha niente di scientifico e non serve a tutelare alcuno, ma solo a punire e discriminare.

Non credo che la libertà individuale sia un bene assoluto, da difendere ad ogni costo. Al contrario, penso invece che la libertà personale, se non si coniuga con la giustizia sociale, non sia un valore, ma solo una forma di ingiustizia e di prevaricazione. La giustizia sociale in questo triste periodo non si ottiene con l’obbligo vaccinale, ma con il rispetto delle persone, rispetto che sta venendo meno in modalità e forme che trovo ormai inaccettabili.

E’ cominciato con gli elicotteri in caccia di chi correva su una spiaggia nel primo lock down, con il conduttore televisivo che incitava alla cattura del crimiale in fuga. Sembrava allora una bizzarra e isolata follia, che rispondeva a mere esigenze di spettacolo. Ed invece era solo l’inizio.

Poi sono venute trasmissioni televisive, articoli di giornale, dichiarazioni pubbliche di politici, di scienziati che in modo martellante e continuo si scagliavano contro una fetta consistente di popolazione,  che veniva dipinta come responsabile della pandemia, della diffusione del virus, della catastrofe a cui stavamo andando incontro. Il tutto veniva avvallato e rinforzato dalle più alte cariche dello Stato, dal Presidente del Consiglio che diceva che non vaccinarsi significava la morte e dal Presidente della Repubblica che esprimeva lo stesso concetto.

Quando l’autorità costituita demonizza e umilia una parte della dittadinanza, a queste persone può essere fatto di tutto, perchè in guerra, guerra vera o presunta, tutto è lecito per la difesa nazionale. E’ una vecchia storia, di cui abbiamo perduto il ricordo. Lo stato nazista definiva gli ebrei ”parassiti” e questa loro deumanizzazione aveva aperto la porta ad ogni nefandezza. I parassiti si schiacciano, non occorre avere nei loro confronti alcuna pietà.

Questo spiega quanta acrimonia, quanto disprezzo si siano scatenati contro i no vax, fino ad eccessi che mi hanno inorridito: medici che hanno dichiarato con orgoglio che non avrebbero curato coloro che non si fossero vaccinati, virologi, intellettuali che si sono augurati che i no vax venissero presi con le camionette della polizia o che li avrebbero voluti chiusi in casa come topi. Il sottosegretario di Stato al ministero della Salute che dichiara pubblicamente che renderà la vita difficile a chi non si vaccina è emblematico.

Uno psicoanalista inglese, Wilfred Bion, ha studiato i meccanismi psicologici che si instaurano nei gruppi di lavoro, ma che possono essere estesi anche a comunità più grandi e persino agli stati. Quando un gruppo viene minacciato da un pericolo potenzialmente in grado di distruggerlo o di destabilizzarlo, può mettere in moto strategie ragionevoli, oppure funzionare in modo folle, secondo quelli che lui chiama ”assunti di base”, che sono l’attacco e fuga, l’attesa messianica e l’accoppiamento. Quando il gruppo funziona secondo questi assunti di base, perde il contatto con la realtà e non è in grado di affrontare in modo razionale i problemi che ha davanti.

Durante questa pandemia lo ”stato”, addirittura tutti o quasi tutti gli stati occidentali,  hanno  funzionato utilizzando questa seconda modalità: c’è un pericolo esterno formidabile che porterà all’annientamento, c’è l’attesa messianica di qualcosa che verrà a salvarci (il vaccino) e un nemico che renderà inutile gli sforzi (quelli che vengono definiti ”no vax”).

La follia di questo meccanismo è data dalla necessità vitale di aderire tutti a questa convinzione. Nessuno può mettere in discussione nè l’efficacia del magico salvatore (il vaccino), nè la pericolosità di chi non vuole iniettarselo (il no Vax), pena il fallimento di tutti gli sforzi e la conseguenza rovina della comunità.

Di fronte alla spesso spietata violenza delle persone contro i no vax mi viene da essere indulgente. Penso alla “Sindrome di Palmström”, citata da Primo Levi in “I sommersi e i salvati”. Palmström era un ligio e rispettoso cittadino tedesco che era stato investito in una strada in cui era vietata la circolazione di automobili. Quando si era risvegliato dal trauma, si era convinto che l’incidente non fosse mai avvenuto, perché in quella strada era vietato il passaggio di mezzi motorizzati. La storiella aveva dato origine a un proverbio tedesco: “Nicht sein kann, was nicht sein darf” che potrebbe essere tradotto in “Non può essere ciò che non deve essere”.

Di fronte ad una martellante e univoca narrazione, sostenuta insieme dal mondo scientifico, dal mondo dell’informazione e della politica, non si può pretendere che il cittadino comune possa solamente immaginare che tutto ciò non sia l’incontestabile verità.

Negli esperimenti di conformità di Ash degli anni 50, le persone a cui venivano mostrate linee di lunghezza diversa invitandole a indicare la più lunga tendevano a dare la stessa risposta, volutamente sbagliata, fornita  dagli altri partecipanti, in realtà complici del ricercatore. L’esperimento dimostra che la pressione sociale condiziona pesantemente l’autonomia di giudizio.

Non riesco ad avere altrettanta comprensione verso chi ha esercitato il potere e ha  scientemente costruito un capro espiatorio, su cui scaricare tutta la rabbia delle persone provate dalla pandemia. È stata un’operazione disumana.

Disumano è stato lasciare morire da soli, senza il contatto con i propri familiari,  migliaia di anziani malati, disumano aver dato l’indicazione ai medici di base di non andare a casa dei pazienti, disumano aver ritardato di vaccinare gli anziani, piegandosi a privilegiare le categorie che pretendevano di avere la precedenza, disumano aver imposto un protocollo di cura, tachipirina e vigile attesa, chiaramente inadeguato, disumano aver perseguito i medici che hanno cercato di curare davvero le persone, disumano coprire tutte queste nefandezze lacerando il tessuto sociale, con la creazione di una popolazione di cittadini additati come II responsabili di tutto ciò, disumano privare del lavoro, dello stipendio e dei mezzi di sostentamento le persone che per varie ragioni non hanno voluto vaccinarsi.

Francamente non avevo molta fiducia nella classe politica di questo nostro sfortunato paese, ma ciò che mi ha amareggiato di più è il ruolo che la medicina e il sistema sanitario hanno avuto nel creare un quadro così disperante.

Come dirigente medico responsabile di una struttura sanitaria ho assistito alla progressiva riduzione dei servizi ai cittadini, soprattutto servizi territoriali, ma anche ospedalieri, in nome di criteri strettamente economici, con l’avvallo di medici interessati alla carriera piuttosto che agli interessi dei pazienti. Purtroppo la pandemia ha drammaticamente svelato i guasti che questa politica ha creato. Ci siamo resi conto tutti che avevamo una sanità non più in grado di curare i malati a casa, una sanità burocratizzata e ostile ai bisogni delle persone, che delegava alle strutture ospedaliere, anch’esse esangui, la gestione di un problema che ci ha travolto. Ormai da tempo sono stati smantellati gli ospedali di prossimità e i reparti di medicina d’urgenza e di rianimazione sono tra i più carenti in Europa.

Anche la medicina, sempre più tecnica, ha mostrato limiti preoccupanti, che hanno contribuito ad una gestione molto discutibile della pandemia. La tecnica non pensa, ragiona in termini di percentuali, di numeri e si preoccupa sempre meno che dietro ai numeri ci sono le persone, che sono fatte di carne ed ossa, di sentimenti, aspirazioni e bisogni. Esistono sempre meno i malati, come esseri umani ciascuno differente dall’altro, ma malattie, che si curano con protocolli, lineee guida che devono essere uguali per tutti.

Le evidenze scientifiche dicono che il covid non si può curare e che l’unico strumento efficace è il vaccino, che va inoculato all’intera popolazione mondiale. Queste evidenze, considerate inoppugnabili e indiscutibili, pena l’accusa di essere contro la scienza, non sono verità di fede, ma dati che vanno sempre ridiscussi e che possono essere superati da nuove evidenze.

La conseguenza di questa visione dogmatica della scienza sono drammatiche e non solo per il covid. Un esempio evidente di questo problema è stato il protocollo ”tachipirina e vigile attesa”, imposto in modo autoritario sulla base del fatto che non c’erano evidenze scientifiche sull’efficacia di altre terapie. Il fatto che medici di buona volontà avessero contravvenuto al protocolo ministeriale, fossero andati a casa dei pazienti accorgendosi che alcuni farmaci comportavano benefici, o che medici dei reparti di rianimazione si fossero accorti che la malattia diventava grave e mortale per una reazione infiammatoria esagerata del paziente, poco contava, perchè mancavano gli studi per dimostrarlo con i criteri della ”medicina basata sulle evidenze”.

Eppure ci sono cose che accadono anche prima che le evidenze lo dimostrino e queste cose sono osservate da medici che ancora ascoltano e visitano i pazienti e sono sperimentate dalle persone che le vivono sulla loro pelle. Il problema ulteriore che gli studi per ricavare queste evidenze richiedono tempo e soprattutto costano. Chi ha i soldi per farli deve avere anche l’interesse di garantire la salute delle persone e non il proprio profitto. Non a caso nelle riviste mediche accreditate a livello internazionale ormai da tempo predominano gli articoli di tipo farmacologico e sono diminuiti fortemente quelli di tipo psicosociale.

Il quadro complessivo, dal mio punto di vista, è disperante. Faccio fatica a tollerare la perdita di umanità e la mancanza di rispetto che sembrano predominare nella nostra società e che ho cercato di descrivere in questo scritto.

La parola rispetto deriva dal latino: re significa indietro e spicere guardare. Il rispetto richiede la volontà e la capacità di ”guardare indietro”, accorgersi dell’altro, della sua individualità e della sua storia. Senza questo sguardo non ci può essere rispetto.

Il potere così come si esercita nella nostra società assomiglia al dio ”crudele” dell’Antico testamento. I ”no vax”, così come le città di Sodoma e Gomorra, vanno annientati e guai a chi si gira indietro a guardarli. Verrà trasformato in una statua di sale così come è capitato alla moglie di Lot.