Murubutu è uno che mi piace. Facciamo lo stesso mestiere. Siamo professori di lettere. Ma lui è anche uno dei rapper più importanti d’Italia. L’unico ad infilare la cultura – quella alta – nelle sue canzoni. Qualche anno fa se ne uscì, insieme al suo sodale Claver Gold, con un disco tutto dedicato all’Inferno dantesco. Un gioiello intitolato “Infernum”.
Adesso torna con un album straordinario, tutto dedicato alla pioggia. Il disco ha un titolo bellissimo: “Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali”.
Le canzoni di Murubutu non si possono raccontare. Si devono ascoltare. Sono piene di riferimenti, alla storia e alla letteratura. Ma se questi riferimenti non si colgono non ha importanza. Basta lasciarsi andare. Basta ascoltare.
Il disco è bellissimo e citerò solo qualche episodio.
L’apertura di “Ode alla pioggia” che racconta la pioggia reale e metaforica. Insieme a Murubutu c’è Dj Caster.
Poi “Black rain” fatta insieme a Claver Gold e Rancore.
Poi “Markus ed Ewa” su un amore spaccato dal Muro di Berlino.
Poi “Legio XII Fulminata” sulla legione romana aiutata da una pioggia miracolosa.
Infine, il capolavoro: “Diluvio universale”.
E Dio vide che nell’uomo sopra al globo c’era il male presente
Era un male immanente
Così volle sterminare ogni animale terrestre, sia umani che bestie
Con un mare celeste
Manda in aria i corpi, s’alza sopra i monti
Guarda l’acqua che si innalza per quaranta giorni
Quando aprì le cateratte del cielo
Un nuovo mondo che riparte da zero
Sale là tra i ponti, che scavalca i monti
Guarda l’acqua che si innalza per quaranta notti
Dio che aprì le cateratte del cielo
Sopra al mondo terreno.
Ferdinando Molteni
La canzone da sentire: https://www.youtube.com/watch?v=VYxFzEyenN4