“Cosa importa se è finita
Che cosa importa se ho la gola bruciata o no?
Ciò che conta è che sia stata
Come una splendida giornata”
Questa citazione di Vasco, credo che riassuma a pieno il mio stato d’animo, in questo luminoso e gioioso lunedì mattina. Inutile dire come stia bene oggi… Mi sento a metà strada tra il Buddha e Mauro Repetto degli 883, mentre “teneva il tempo”.
Ma come mai? Beh, mi sembra ovvio, ma per quei pochi che ancora non lo sapessero (o facciano fatica a realizzarlo, ogni riferimento ai bicolorati è puramente casuale), la Sampdoria ha vinto il “Derby della Laterna”, battendo il Cricket Football Club allenato dal Klopp comprato su Wish, per 1 a 0, con un gol del mio pupillo: Abdelhamid “Zinedine” Sabiri.
Non è stata una vittoria semplice: personalmente, ho sofferto come un cane abbandonato in autostrada, dato che non sono potuto andare allo stadio. Ma come Paul? Fai tanto il tifoso e poi non vai al derby? Ebbene si: ero ad un matrimonio che non avrei perso per nulla al mondo, il giorno del Derby più importante da 15 anni a questa parte.
Come nella famosissima scena del colossal “Il secondo tragico Fantozzi”, mi sono schierato alla cerimonia (che iniziava alle 18 tra l’altro), con auricolare Bluetooth sintonizzato sulla radiocronaca, occhiali da sole, e poker face degna di uno che si sta facendo fare uno “sciguelo” mentre fa un colloquio di lavoro su Zoom.
Un patimento durato 100 minuti. Al 25esimo del primo tempo arriva il gol di Sabiri, su assist del “Bello Bello” Augello. Cross con il contagiri dal fronte sinistro e il fenomenale Abdelhamid che la insacca in scivolata, sotto la Nord gremita e incredula. Mi son rivisto la partita ieri, e il frame subito dopo il gol è bello come un Caravaggio esposto al Louvre.
Poche altre occasioni da entrambe le parti: come aveva previsto Mister Giampaolo è stata una partita “agraria”, con tanti mezzi falli, e foga agonistica, ma come è giusto che sia in un derby. Tasso tecnico, piuttosto basso, “garra” e ignoranza ai livelli massimi. Nota di merito al figliol prodigo Albin Ekdal, al ritorno da un lungo infortunio, protagonista di una prestazione maiuscola. Ha preso per mano il centrocampo e ha fatto ordine come Marie Kondo in casa di un accumulatore compulsivo.
Ma torniamo alla partita: l’ansia sale. Bevo e fumo nervosamente, come il buonanima di Funari in una giornata di scazzo cosmico. Arrivo in apnea al 95esimo. “Ci siamo quasi” mi dico, mentre un amico mi parla. Fingo platealmente di ascoltarlo quando tutte le mie sinapsi vanno in allarme: rigore per il Genoa. Non riesco più a fingere: scoppio in un “Rigore per il Genoa”, quasi mezzo gridato, nel bel mezzo del discorso e del rinfresco. Tutti mi guardano, non svengo per il rotto della cuffia. Si posiziona sul dischetto lo specialista dei calci di rigore Criscito. Mi goccio un Vodka Tonic, e ne chiedo un altro, per poter almeno provare ad accettare la situazione.
I nostri amici Grifondoro iniziano a sorridere, ed io inizio a chiedermi se sono in differita e quindi è arrivato il tanto agognato pareggio, o se, come prevedibile, sorridono convinti di sfangarla ancora una volta.
Rigore calciato e parato da un ritrovato Audero (che si dilungherà in festeggiamenti sotto una splendida Sud, al termine della partita).
Il giorno dopo sarebbero poi fioccati post di amici bicolorati, sponsorizzati dalla Pasta di Fissan, affermando che “la modalità di battuta del rigore non sarebbe regolare, e che andrebbe ribattuto”, un pò come da bambino perdevi al campetto e tra le lacrime rotte dai singhiozzi riuscivi solo ad esclamare “non è valido”.
La verità è che il Cenua Football Cricket Club ha zuccato e che sono ad un passo dal baratro chiamato Serie B. La verità è che la Sampdoria ha vinto ancora una volta la stracittadina e che sia il gol, sia il rigore parato, sono avvenuti sotto una Nord attonita. Nell’anno dell’arrivo degli Americani che promettono lo scudetto e titoli come se piovessero, dell’allenatore che ha fatto scuola a Klopp con il Gegenpress, e dei capitani che promettono amore e poi firmano contratti oltreoceano.
La verità è che siete stati battuti da una Sampdoria con l’ex Presidente ai domiciliari, in grossa crisi economica, con un mercato fatto con i bottoni e le perline e la rosa più vecchia di sempre. Manco così riuscite a vincere. “Moreover” (per dirla come la direbbero i 7bello) finalmente, abbiamo una rivincita sull’unico menaggio che vi era concesso, quello di Boselli. Vi era rimasto solo quello e da sabato possiamo dire che “Sabiri non lo sapeva”. Ciao ragazzi, ci vediamo tra un po’.