La musica sincopata secondo Freddy Colt. Il disco “Time pavillion” è pura gioia

Non sono sicuro che quello che racconta Freddy Colt nei suoi dischi sia qualcosa di reale oppure un sogno. Sognato o mancato.

Sto centellinando la sua ultima opera – accreditata a Freddy Colt and his Swing Kids – e mi accorgo di sognare una specie di mondo dove tutti si divertono, le donne sono bellissime e sexy e gli uomini sono eleganti e gentili. Una mondo ideale che sembra racchiudersi in un merviglioso “Time pavillion”– questo il titolo del disco appena licenziato – dove tutti, a bocca aperta e ad occhi chiusi, immaginiamo un mondo fatato ascoltando musiche di bellezza straordinaria.

Freddy Colt, con “Time pavillion”, recupera e restaura un repertorio fantastico di ritmi sincopati e latini. Fa un’operazione culturale di prim’ordine che pure genera un’opera d’arte musicale tra le più belle di questi ultimi tempi.

La compagine musicale è di altissimo livello. Musicisti in prevalenza giovani, appassionati del jazz italiano.

La scaletta è un viaggio nel passato e in una dimensione ulteriore: “Dischi volanti” arrangiata da Giacomazzi nel 1950, la classica “Vecchia America” di Lelio Luttazzi cantata da una brava Serena Suraci, la straziante “Una tromba piange”, ancora di Luttazzi e datata 1952. Poi tocca a “Sera” di Pippo Barzizza – autentico punto di riferimento per Freddy Colt – e ancora “Che musetto!” di Enzo Ceragioli, “Per sola orchestra” di Nicodemo Bruzzone, musicista sanremasco e maestro di Freddy Colt, cui quest’ìultimo ha dedicato energie, concerti, ricerche e un importante album musicale.

Torma poi Pippo Barzizza con il suo “Blues della solitudine” e, ancora, “More” di Riz Ortolani, pezzo nato per la colonna sonora del film “Mondo cane” del 1962 e portato ad un certo successo, in anni recenti, da una versione elettropop di Amanda Lear.

L’unica canzone non italiana della raccolta è, per una scelta ironica tipica di Freddy Colt, “Mambo italiano” di Bob Merrill del 1954, resa in una vibrante versione ancora da Serena Suci.

Il viaggio sta per giungere al termine, ma ecco arrivare un imprevedibile e delicato “Bongusto’s medley” (“Frida”, “Amore fermati”, “Una rotonda sul mare”) con il flicorno di Felice Reggio a deliziare l’ascoltatore.

Pre-finale con “Legata ad uno scoglio” di Luttazzi-Chiosso e finale vero con un “Ferrio’s medley” che comprende – di Gianni Ferrio: “Piccolissima serenata”, “Non gioco più” e “Parole parole”.

Il disco di Freddy Colt and his Swing Kids ha il potere di produrre allegria e felicità.

Ferdinando Molteni

L’album si può acquistare sul sito: www.mellophonium.it/multimedia