Tricarico a vent’anni da “Io sono Francesco”. Oggi confesso il mio amore incondizionato e i miei imbarazzi

Oggi mi confesso. E racconto una piccola storia vera.

Vent’anni fa, era il 2002, esce un disco di un certo Tricarico che si chiama semplicemente “Tricarico”. Non so niente di lui. Ma la canzone che comincia a girare nelle radio s’intitola “Io sono Francesco” ed è una delle cose più oneste e crudeli che avessi mai ascoltato. Il pezzo è bellissimo, un pugno nello stomaco, e ogni volta che lo ascolto mi appassiona. Allora come oggi.

Ma sembra una canzone per bambini.

Allora non potevo ascoltare tutti i passaggi in radio. E volevo risentire la canzone. Dovevo lavorare al giornale e non riuscivo a sentire la musica mentre scrivevo. Mi distraeva. E comunque Tricarico non arrivava.

Così, un giorno, mi faccio coraggio e mi avventuro – finito il turno in redazione – verso un negozio di dischi della mia città. Entro. Conosco bene il gestore. Praticamente è il mio pusher musicale. Mi consiglia i dischi che potrebbero piacermi. A volte ci azzecca, altre no. Ma io li compro tutti.

Tuttavia, io sono uno che passa per avere gusti raffinati. Ho visto dal vivo i Clash, i Ramones, i Police. Ho una reputazione.

Quel giorno, dunque, non ho cuore di chiedere semplicemente: “Ce l’hai il disco di Tricarico?”.

Lo dico, ma aggiungo: “Sai, piace tanto ai miei figli”.

Ero imbarazzato da quella passione inconfessabile. E i miei figli non c’entravano niente.

In ogni caso, come un carbonaro, compro il disco, lo infilo nella sacca che portavo allora, e vado a casa. Rasente i muri, nel buio della sera. Poi, dopo cena, lo ascolto, sdraiato sul parquet, con le cuffie. Tanto nessuno mi sente.

E scopro un mondo. Il mondo di Tricarico. Lo ascolto e lo riascolto. E lo faccio ancora adesso.

Quel disco di venti anni fa mi appare oggi come un capolavoro senza pari. Racconta storie, ma soprattutto un modo di vivere e vedere la vita, che Tricarico utilizzerà poi  in tutta la sua produzione.

Dentro ci sono canzoni di bellezza struggente e inarrivabile.

Tutte.

Ma se devo pescare qualcosa dal mazzo, per convincere gli scettici, andrei su “Musica”.

 

La verità è che l’amore mi ha bruciato

quand’ero piccolo l’amore mi ha scottato

e me ne stavo seduto sul mio prato a guardare le stelle nel cielo

la verità è che l’amore mi ha bruciato

quand’ero piccolo l’amore mi ha scottato.

E ora sono seduto sul mio prato a guardare una rosa che cresce.

 

E, ancora, “Gioia”, una delle cose più belle mai scritte in Italia da un autore di canzoni.

 

Gioia per mio fratello

Gioia per tutti gli alberi

Gioia per l’acqua del mare

Gioia per tutti i ragazzi
Gioia per le vacanze
Gioia per le mie zie.

E che tutti i giorni
si vedano negli occhi
e negli occhi i colori
i colori sono fatti con la luce
chiudo gli occhi
apro gli occhi
oggi è giugno e c’è il sole.

Potrei continuare all’infinito a parlare di questo disco e di quanto Tricarico ha fatto, di bellissimo, anche dopo.

Perché – e qui finisce la confessione – quando sono giù, quando vedo tutto nero, cosa che mi capita spesso, è quasi sempre lui la cura. Con quel disco incredibile e con due canzoni piuttosto recenti: “Brillerà” e “Abbracciami forte”.

In ogni caso, quest’anno, sono vent’anni da una delle perle più preziose della canzone italiana: il primo disco di Tricarico.

Ferdinando Molteni

La canzone da sentire: https://www.youtube.com/watch?v=EPRwo0OMbQ8