Gli “autostoppisti” di questa settimana.
Mese: Febbraio 2022
Capone & BungtBangt, Solis String Quartet con l’attrice Cristina Donadio in “Strativari” – Due spettacoli al Teatro Trianon-Viviani di Napoli
Alternando citazioni a contributi originali Strativari celebra l’immagine inconsueta di una città non etichettabile.
Vista dall’alto, Napoli sembra una sola ma al viaggiatore, che sceglie di calarsi nelle sue viscere per attraversarla, rivela i molti strati che la compongono, sovrapposti e percepibili nella loro specificità affascinante, eppure indissolubilmente legati in un intreccio di colori, di odori, di suoni. Non esiste logica che spieghi il mistero di questa osmosi feconda di anime, favorita da legami invisibili che vanno ben oltre la vicinanza fisica. Non bastano occhi, gambe e ragione per viaggiare attraverso la città a strati: ci vuole la musica”.
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“Strativari” è concepito come una suite e si compone di otto movimenti (con un Prologo ed un Epilogo) differenti per colori, dinamiche ed atmosfere. Otto tavole, otto ritratti emotivi che toccano altrettanti affetti – il ricordo, la passione, il gioco, lo scontro, la fatica, la denuncia, il desiderio, la devozione – esplorati dal punto di vista dei napoletani.
“Ho sempre amato “giocare con la musica” in palcoscenico e questa occasione, attraverso i sentimenti che mi appartengono, mi permette di confrontarmi con il suono di strumenti classici e inventati – dichiara Cristina Donadio. Strativari è un viaggio misterioso, mi attrae e lo sento mio; mi permette di entrare in simbiosi con le contraddizioni di una Napoli, ricca di stimoli vitali e artistici, che affascina sia nei sentimenti d’odio che d’amore. Fin da subito ho amato Strativari, non appena mi hanno proposto di partecipare mi sono buttata ” ‘acapasotto ” nel progetto lasciandomi andare alla passione, senza ragionarci troppo. Voglio lasciarmi andare e farmi travolgere dalle canzoni, dal rumore, dalla melodia, dalla parola e dalle suggestioni che grandi musicisti mi trasmetteranno in scena.”
“L’idea di questo spettacolo – ci spiega Maurizio Capone frontman dei BungtBangt – nasce molti anni fa. Già dal lontano 1999 avevo l’intenzione di contaminare la nostra strumentazione, fatta di materiali riciclati, con la musica classica. Strativari debutta nel 2019 grazie alla visione del Direttore del Campania Teatro Festival Ruggero Cappuccio. Dalla performance nel cortile d’onore di Palazzo Reale a Napoli è iniziato un viaggio musicale che ha portato i BungtBangt a collaborare anche con il prestigioso Stresa Festival 2021, in un dialogo sonoro con I Solisti Aquilani per un viaggio musicale dalla Venezia del 1700 fino alla Napoli del 21mo secolo. Oggi con gli amici di sempre – Solis String Quartet, Stefano Valanzuolo per la scrittura del soggetto, Raffaele Di Florio alla regia – è con noi una grande attrice: Cristina Donadio, che in un’alternanza artistica con Iaia Forte, arricchirà lo spettacolo. Strativari
“I Solis hanno un piglio non convenzionale che ben si sposa con il concept artistico di Capone&BungtBangt – dichiara Gerardo Morrone dei Solis String Quartet. L’obiettivo di questo spettacolo è raccontare la nostra città, questa volta avvalendoci dello spessore teatrale di Cristina Donadio. Con un gioco di contrasti mettiamo in relazione Bach, Mozart, Prokof’ev e Viviani con brani originali sia di Capone che dei Solis“.
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Al via su Radio Milano International “The Update”, il format di 4books dedicato all’informazione.
Business, tecnologie, mondo startup, economia, cripto e molto altro. Sono questi gli argomenti di “The Update”, il format di 4books dedicato all’informazione.
La rassegna internazionale sarà in onda dal 28 febbraio ogni lunedì alle 7 e alle 17 su Radio Milano International e anticiperà le più importanti notizie. Attraverso l’app 4books è possibile abbonarsi a servizi di lettura e ascolto di più di 1000 analisi che in 15 minuti spiegano i concetti chiave dei migliori libri al mondo, oltre che ad una selezione delle migliori notizie. Sono più di 15 le differenti categorie trattate.
Tra queste: business, psicologia, leadership, storia, investimenti, biografie, startup e nutrizione. Oltre ai libri, è anche possibile imparare, grazie a podcast esclusivi. Dalunedì 28 febbraio le migliori news sono su Radio Milano International.
L’imperiese Lorenzo Gariano ha raggiunto la vetta del «Lobuche Peak» a 6119 metri d’altezza
Dopo aver conquistato tutte e sette le vette più alte di ogni continente cui si sommano innumerevoli altre scalate, ma soprattutto avventure e viaggi di ogni tipo, nel suo stile essenziale, quasi primitivo, l’imperiese Lorenzo Gariano, classe 1958, ha appena raggiunto la vetta del «Lobuche Peak» a 6119 metri d’altezza. Meta di alpinisti nella buona stagione, d’inverno è tutta un’altra cosa per difficoltà e per le condizioni climatiche avverse.
«Il mio – racconta l’alpinista di Poggi – era un desiderio invernale nascosto. Da un po’ di tempo mi chiedevo come sarebbe stato avvicinarsi e addirittura scalare una vetta dell’Himalaya in pieno inverno. Ci sono riuscito e per me è un motivo d’orgoglio visto che non ho più la forza ed energia di un 30-40 enne. Tutto è iniziato quando un bel giorno mi sono detto «La vita è una sola e non vorrei mai tormentarmi sul letto di morte: se…».
Così, non appena non appena le restrizioni di viaggio si sono allentate è volato dritto verso l’Himalaya. Arrivato in Asia ha cercato una vetta adatta da scalare in inverno e nelle capacità di un uomo che invecchia, ma esporto in scalate straordinarie. «Lobuche Peak sembrava perfetto: è a 6119 metri – continua Gariano – Tecnicamente almeno nella bella stagione, rientra nelle capacità degli scalatori più esperti, ma in inverno anche la più semplice delle montagne è una partita da giocare completamente diversa. Ho dovuto fare estrema attenzione perché portavo un pacco pesante e una scivolata qui senza ramponi poteva essere cosa seria. Quando avevo ancora più di 800 metri da scalare ni sentivo come un astronauta su un paesaggio alieno. Finalmente apparve la ripida cresta innevata a 5 ore di distanza dal campo base. Ero in cima al Lobuche Peak alle 9.20».
Uscirà venerdì 11 marzo “Tutto”, l’ep di debutto del cantautore romano Evandro
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Jazz all’Atelier Musicale: il quintetto di Helga Plankensteiner e Achille Succi omaggia Jelly Roll Morton
Il Sacco di Savona si tinge di rosa con «Le donne baciano meglio»
Nuovo appuntamento al Teatro Sacco di Savona sabato 5 marzo con «Le donne baciano meglio» di e con Barbara Moselli per la regia di Marco Taddei, costumi Daniela De Blasio, disegno luci Massimo Calcagno e Giovanni Coppola Fonica Massimo Calcagno per una produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse / Compagnia NIM – neuroni in movimento, progetto grafico e foto di Ludoubù – Imaginary Solutions.
“Quanta verità in un bacio. Un bacio che rivela l’essenza di ogni individuo, la sua cultura, il suo modo di vedere il mondo, la sua natura più spontanea. Tutto ciò che lo definisce umano, oltre censure e segreti, in una naturalezza che trova un fondamento nell’amore e nell’accoglienza dell’Altro.”
Stefano Malosso (BresciaOggi)
È un coming out l’evento scatenante della narrazione de Le donne baciano meglio, un testo totalmente autobiografico che con semplicità, ironia e senza vergogna, racconta l’epifania dell’autrice-attrice. Dopo anni di vita dichiaratamente etero Barbara deve affrontare la sua vera natura. Da qui un percorso in compagnia di diversi personaggi, che la condurranno alla totale accettazione di sé.
“Barbara ha 33 anni quando scopre di essere lesbica.”
Il monologo comico parte da una doppia esigenza dell’autrice: da una parte il bisogno di raccontarsi, dall’altra quella di affrontare la tematica dell’omosessualità femminile, da sempre poco discussa. Irriverente e stravagante, lo spettacolo tocca i temi dell’innamoramento e della metamorfosi personale, utilizzando il palcoscenico come grande camerino all’aperto. Assistiamo all’evoluzione interiore della protagonista, come i grandi interpreti americani che, con autoironia, sanno raccontarsi al bancone di un bar, trasmettendo la passione di cui è piena la vita, quando si sceglie di viverla.
Note dell’autrice
“ Mi sono spesso chiesta se avessi mai messo in imbarazzo i miei genitori o se fosse giusto parlare di persone reali che si sarebbero ritrovate, loro malgrado, protagonisti della mia storia.
Ma poi ho sentito quanto raccontare questa storia fosse importante. Ci saranno persone che vorranno sentire di come ce l’ho fatta, per una maggiore consapevolezza, mentre altre proveranno sollievo perchè “Grazie a Dio mio figlio non è così”. Ci saranno persone semplicemente incuriosite e altre invece che proveranno inquietudine nell’ascoltare quanto sia faticoso fare coming out con i genitori, con gli altri, con se stessi. Si può fare. Si può stravolgere la propria vita in qualunque momento. Non è mai troppo tardi. Credo che tutti si possano riconoscere nel primo bacio, o in come batteva forte il cuore la prima volta che ci si è innamorati, o di come si è sofferto nell’essere lasciati, ma alla fine si scopre che l’amore è semplicità e pace. Quello che voglio è creare comunità. Niente barriere, niente quarta parete, niente personaggio. Ci sono io e chi ha cuore di ascoltare.
Barbara Moselli Attrice
Barbara Moselli si diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Genova nel 2005 e collabora con lo stesso in numerose produzioni. Affianca attori come Mariangela Melato, Eros Pagni, Ugo Pagliai, Ugo Dighero, Tullio Solenghi. Lavora con Fausto Paravidino, Luca Ronconi, Giorgio Gallione, Marco Sciaccaluga, Laura Sicignano, Carlo Orlando, Alberto Giusta, Antonio Zavatteri e tanti altri.
> Fonda con altri cinque attori diplomati al Teatro Stabile di Genova la Compagnia Teatrale NIM – neuroni in movimento
> Scrive e interpreta La mamma più forte del mondo e vince il Bando Game indetto dal Teatro Stabile delle Marche.
> Scrive e interpreta Le donne baciano meglio, spettacolo finalista al Premio Calandra Teatro e semifinalista al bando IN BOX
Marco Taddei Regista
Marco Taddei si diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Genova nel 2005. Ha lavorato come attore al Teatro Due di Parma, al Teatro Stabile delle Marche e al Teatro Stabile di Genova.
Ha lavorato con i registi: Claudio Autelli, Alberto Giusta, Carlo Emilio Lerici, Fausto Paravidino, Carlo Orlando e Cristina Pezzoli.
> Fonda con altri cinque attori diplomati al Teatro Stabile di Genova la Compagnia Teatrale NIM – neuroni in movimento, firmando la regia e la drammaturgia di numerosi spettacoli (La signora Baba e il suo servo Ruba, A est di Berlino, La palla rossa, La terra degli uomini-toro)
> Partecipa come drammaturgo al progetto “Crisi”, laboratorio di scrittura presso il Teatro Valle Occupato di Roma, condotto da Fausto Paravidino.
Vince il Premio Urgenze per la drammaturgia con La signora Baba e il suo servo Ruba.
> Semifinalista al premio DARTS di Trieste con Le vicissitudini del giovane A
> Vince il Premio Sipario 2017 con il testo La palla rossa
Per rispettare la normativa vigente sulla sicurezza anche in materia di emergenza sanitaria da Covid – 19, il Teatro ha una disponibilità di posti a sedere limitata. La visione dello spettacolo sarà consentita soltanto su prenotazione del posto e presentazione del green pass.
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Piccolo Teatro Milano presenta “Il berretto a sonagli” diretto e interpretato da Gabriele Lavia. Da martedì 1° marzo
Un testo amarissimo, comico e crudele, specchio di una società “malata di menzogna”. Dal 1° al 13 marzo, al Teatro Strehler, Gabriele Lavia interpreta l’umile scrivano Ciampa nella commedia scritta da Pirandello nel 1916 e primo esempio radicale di teatro italiano “espressionista”.
Gabriele Lavia – qui insieme a Federica di Martino – è una delle voci più appassionate ed efficaci del teatro del Nobel siciliano. Ciampa, umile scrivano che ricorre alla follia per mantenere la facciata di rispettabilità del suo triste matrimonio, è il primo dei grandi personaggi pirandelliani a prendersi un’amara rivincita dalle umiliazioni di una vita.
Il berretto a sonagli fu scritto da Luigi Pirandello nel 1916, in siciliano, per il grande Angelo Musco, cui la commedia non piaceva e con la quale non ebbe successo: la regia di quel primo allestimento era di Nino Martoglio. Poi Pirandello la tradusse in italiano. «Non c’è dubbio – dichiara Lavia – che in siciliano questa “commedia nerissima” sia più viva e lancinante.

Il Berretto a Sonagli – GabrieleLavia e Federica Di Martino
Noi faremo una mescolanza tra la “prima” e la “seconda” versione di questo “specchio” di una umanità che fonda la sua convivenza “civile” sulla menzogna. Il berretto a sonagli è il primo esempio di teatro italiano “espressionista” amarissimo, comicissimo e crudele, un espressionismo feroce che vuole rappresentare una società “malata di menzogna”. La verità non può trovare casa nella “società umana”; solo un pazzo può dirla… Ma tanto, si sa “…è pazzo!”. Così la signora Beatrice Fiorica ha svelato la verità e ora “deve” civilmente, socialmente, essere pazza».
Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi – M2 Lanza), dal 1° al 13 marzo 2022
Il berretto a sonagli
di Luigi Pirandello
regia di Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi ideati dagli allievi del terzo anno
dell’Accademia Costume & Moda
Matilde Annis, Carlotta Bufalini, Flavia Garbini, Ludovica Ottaviani, Valentina Poli, Stefano Ritrovato, Nora Sala
coordinatore Andrea Viotti
musiche Antonio Di Pofi
luci Giuseppe Filipponio
con Gabriele Lavia e Federica di Martino
e Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida, Beatrice Ceccherini
produzione Effimera SRL in coproduzione con Diana Or.i.s.
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì, riposo.
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116
Il “Banff Centre Mountain Festival WT Italy” sbarca a Pietra Ligure
Il BANFF Center Mountain Film Festival World Tour è una rassegna di film selezionati tra i finalisti all’omonimo film festival canadese di Banff Canada. Il BANFF Italia è un appuntamento annuale che fa tappa nelle principali città italiane tra fine gennaio e i primi di aprile, con un nuovo programma di film a ogni edizione.
I film proposti al BANFF in Italia sono corto e medio metraggi che raccontano storie di avventura ed esplorazione, di montagna e di action sport, ci mostrano la bellezza e la magia dei grandi spazi e veicolano valori come l’amore per la natura e il rispetto per l’ambiente. Nel 2022 il BANFF festeggerà i suoi primi 10 anni in Italia con oltre 35 date e numerosi eventi.
Scopri qui i nuovi film. In attesa della nuova edizione al cinema… su ITACA On Demand trovate le raccolte di film dedicate al mondo della montagna e non solo, oltre ai film delle passate edizioni del festival.
BIGLIETTI DISPONIBILI PRESSO I PUNTI VENDITA:
“Non aprite quella porta” ma per davvero! (Attenzione : contiene spoiler)
Visita al Museo “Dante Giacosa” della nipote Cristiana Zanon
Il Museo Multimediale “Dante Giacosa” di Garlenda (SV) ha ricevuto la graditissima visita della Sig.ra Cristiana Zanon, nipote dell’Ing. Dante, ideatore della mitica Fiat 500.
Ad accogliere Cristiana era presente lo staff della segreteria del Fiat 500 Club Italia ed il fondatore Domenico Romano, che in questa importante occasione le ha consegnato una targa ricordo: «E’ stata una visita emozionante e voglio ringraziare tutti per la calorosa e amichevole accoglienza. Mi ha colpita innanzitutto la così ben strutturata realtà organizzativa condotta con passione già dal lontano 1984 dal fondatore del club e da tanti appassionati Cinquecentisti. Spero di potermi impegnare al loro fianco in futuro nella speranza di essere utile e riuscire a dare il mio contributo come simbolo di continuità per ciò che ha realizzato mio nonno. Era riservato, estremamente rispettoso e appassionato di natura, si prendeva cura personalmente del suo giardino. Amante della musica classica, l’ascoltava spesso. Era bello condividere il tempo libero con lui. Vivo ancora nel suo esempio.».
Anche la nostra ultraventennale federazione all’ASI ci accomuna con la famiglia Giacosa-Zanon: il padre di Cristiana Vittorio Zanon di Valgiurata, grande sportivo e conoscitore di auto storiche, è stato presidente dal 1987 al 1997.
Prima di salutare, Cristiana si è iscritta con orgoglio al Fiat 500 Club Italia, con la targa dell’auto del nonno.
Quel Piatto Blu che racconta la storia dell’antica Albingaunum
E’ considerato un pezzo unico (pur essendo stato trovato in frammenti) per via della sua fattura: sarebbe il prodromo dei vetri a intaglio con scene figurate, attestati nel III secolo ad Alessandria d’Egitto, ma non nel II secolo, periodo a cui invece risale il piatto. Una lavorazione di questo tipo è attestata anche per i vetri del palazzo reale di Begram, in Afghanistan, ma la scarsa scientificità degli scavi fa dubitare che risalgano effettivamente al II secolo.
E’ il Piatto Blu custodito a Palazzo Oddo, un oggetto di inestimabile valore storico per la città di Albenga. Fu rinvenuto nella Necropoli Settentrionale della città di Albenga, l’antica Albingaunum, sita sulla riviera di ponente della Liguria.
Oggi la necropoli è bene protetto dal FAI ed è visitabile solo durante le speciali giornate FAI. Oggi è esposto nella mostra permanente “Magiche trasparenze”, dedicata ai vetri di epoca romana dell’antica Albingaunum.
La Mostra “Magiche Trasparenze” è dedicata ai vetri romani di Albenga, pone l’accento sullo straordinario, quasi alchemico e quindi “magico” procedimento di trasformazione grazie al quale da un materiale opaco e pesante, quale è la silice, si ottiene un prodotto puro e traslucido, quasi incorporeo, come è il vetro.
La mostra permanente si compone di un cospicuo numero di vetri antichi dal I al III secolo d.C. provenienti dagli scavi condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria nell’area della necropoli dell’antica Albingaunum.
Tra le opere più significative si segnala appunto il Piatto blu, pezzo unico al mondo risalente al secondo secolo d.C, su cui sono stati intagliati due putti che danzano in onore di Bacco.
E proprio del dio del vino e del delirio mistico, oltre che dei personaggi licenziosi del suo corteo, hanno gli attributi e i caratteri questi due discoli. Il putto alato regge uno strumento musicale a sei canne, chiamato siringa, e un bastone ricurvo da pastore; l’altro invece stringe il tirso e reca sulle spalle uno strano fardello, un otre di pelle ferina che rimanda chiaramente al nettare degli dei e all’ebbrezza.
Il mastro vetraio dopo la colatura a stampo, ha molato e levigato il vetro su entrambe le facce e poi lo ha decorato con intagli alla ruota e al tornio, e infine ha completato l’opera a mano libera con incisioni della precisione di cui neanche un orafo sarebbe capace.
Un vero artista che se non è di Alessandria d’Egitto, senza dubbio ai maestri alessandrini ha rubato il mestiere.
L’effetto chiaroscurale del modellato è assolutamente originale, tanto che i putti sembrano avere la profondità di un altorilievo, la plasticità delle forme scultoree, la precisione delle figure cesellate o sbalzate nell’argento alle quali aggiungono la trasparenza e le movenze che solo il vetro sa conferire.