Noi che di mestiere facciamo quelli che raccontano la musica ascoltiamo migliaia di canzoni. Qualche volta belle, qualche altra volta poco convincenti, spesso brutte da morire. In ogni caso le ascoltiamo, e proviamo a raccontarle.
Poi capita di ascoltare un disco d’imbarazzante bellezza. Una raccolta di canzoni di cui è difficile stilare una classifica. Canzoni apparentemente semplici: un pianoforte, una voce, qualche chitarra e un po’ di elettronica. E le parole tutte messe al posto giusto.
Il disco in oggetto s’intitola “Il suon di lei” e lo canta Noma, una giovane interprete ligure dotata di una sorprendente maturità vocale. Nel senso dello stile, al di là della tecnica, che pure è sopraffina.
La raccolta parla di donne. Di grandi e dolenti donne, alcune assai note, altre meno. Senza retorica e condiscendenza.
I testi delle canzoni, opera della scrittrice e drammaturga Gloria Bardi, raccontano le vite, le storie e la memoria di Margherita Hack, Mia Martini, Jeanne Hébuterne, compagna fino in fondo di Amedeo Modigliani, Simonetta Vespucci, modella inarrivabile di Sandro Botticelli, Marlene Dietrich, e poi Azucena Villaflor, la madre delle madri della Plaza de Mayo, e poi ancora la tormentata Artemisia Gentileschi e la somma Maria Callas.
Il disco è stato costruito, oltre che da Noma e da Gloria Bardi, da Luca Felice, autore delle riuscitissime musiche e grazie alla direzione artistica di Claudio Clode Cinquegrana, che ha, peraltro, suonato tutto quello che c’era da suonare, oltre al pianoforte.
Otto canzoni.
Una più bella dell’altra.
Un disco da ascoltare.
Ferdinando Molteni