Don Luigi Ciotti, il sacerdote che vive sotto scorta. Personaggio che non è abituato ad avere peli sulla lingua. Fondatore di Libera e Gruppo Abele gira per l’Italia con il suo spirito libero e soprattutto con la voglia di diffondere il verbo della legalità.
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e Gruppo Abele, incontrerà la cittadinanza di Padova, il 6 marzo alle 20.45 alla Fornace Carotta in via Siracusa 61. Ma il 22 marzo sarà ad Albenga per ritirare la Fionda di Legno dei Fieui di Caruggi nella cerimonia che vedrà la presenza di Antonio Ricci. Un sacerdote che viene accolto sempre con grande entusiasmo durante gli incontri. A Trieste, nel suo intervento di inizio mese, disse: Come mai in oltre 150 anni parliamo di mafia? Nonostante la grande riconoscenza per quanti sono fortemente impegnati, per quanti hanno speso e sacrificato la loro vita, il nostro primo dovere deve essere quello di sostenere le cose positive che vengono fatte. La cosa più grave e sconcertante – ha detto in quell’occasione – è che, nonostante le diverse vicende che hanno coinvolto il Nord, solo l’8,5% dice che è un problema che riguarda anche questo territorio. Quindi c’è una sottovalutazione”. Invece “noi – aveva concluso – siamo qui per dire che mafia e corruzione sono dei parassiti, che stanno distruggendo la società”. Di recente è stato anche a Oderzo, ma in quel caso la sua presenza è stata contestata da un gruppo di cittadini.
Ma non gli aveva riservato parole dolci neppure il boss di Corleone Toto Riina: “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi – diceva il boss intercettato il 14 settembre 2013 – Ciotti, putissimu pure ammazzarlo”. Come fecero i fratelli Graviano a Brancaccio, quando ordinarono nel 1993 la morte del parroco antimafia.