Sotto il microscopio di Rosetta le polveri della cometa 67P

Lanciata all’inseguimento della cometa 67P, la sonda Rosetta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) non si è fatta prendere dalla fretta e ha sfoderato il suo microscopio per osservare da vicino le polveri di questo “fossile” del Sistema solare: ricostruite in 3D su Nature ad un mese esatto dalla conclusione della missione spaziale, permetteranno di capire meglio i processi di formazione dei pianeti.

“Le comete conservano ancora il materiale originario che era presente alla nascita del Sistema solare, quando si sono formate insieme ai pianeti proprio a partire dalla collisione di particelle di polvere”, spiegano i ricercatori coordinati da Mark Bentley, che lavora presso l’Istituto di ricerca spaziale dell’Accademia delle scienze austriaca.

“Per questo motivo – aggiungono gli esperti – le comete ci offrono la rara opportunità di osservare la microstruttura di questi granelli di polvere che finora non sono mai stati osservati in situ”. Rosetta lo ha fatto tra il novembre 2014 e il febbraio 2015 sfruttando lo strumento Midas (Micro-Imaging Dust Analysis System), il primo microscopio atomico operativo nello spazio. Le immagini raccolte mostrano granelli di polvere di dimensioni molto diverse, che vanno da poche decine di millesimi di millimetro fino a centinaia di milionesimi di millimetro. Anche le forme cambiano notevolmente, dal momento che alcuni granelli sono isolati mentre altri formano degli agglomerati più grandi e porosi. I ricercatori hanno anche provato a calcolare la lunghezza di 114 granelli: i valori ottenuti sono del tutto simili a quelli stimati per le polveri insterstellari, e dunque supportano l’idea che questi granelli possano rappresentare un frazione dei “mattoni” di cui sono fatte le comete.