Evviva la “green economy”, torna il vuoto a rendere

Roma. Una volta era normale riportare le bottiglie vuote al negoziante e ritirare la cauzione versata. Ciò evitava la dispersione dei recipienti nell’ambiente e l’accumulo dell’immondizia.

Ora, fortunatamente, come passo per la green economy, è tornata d’attualità la pratica della restituzione dei “vuoti a rendere”. A reintrodurla, sia pure su base volontaria e in via sperimentale per 12 mesi, è stato il Collegato ambientale, che è legge dal 22 dicembre 2014, al fine di prevenire la produzione di rifiuti favorendo il riutilizzo degli imballaggi usati.

Negli alberghi, in residenze di villeggiatura, ristoranti, nei bar e in altri punti di consumo, su base volontaria del singolo esercente, per dodici mesi verrà applicato il sistema del vuoto a rendere su cauzione, per le bottiglie delle bibite, della birra e dell’acqua minerale, servite al pubblico.

Al momento dell’acquisto del contenitore pieno, precisa la norma, l’utente verserà una cauzione che ritirerà al momento della restituzione dell’imballaggio usato. Le forme di incentivazione e le loro modalità di applicazione, nonché i valori cauzionali per ogni singola tipologia di imballaggi, sono determinate da un regolamento. Al termine della fase sperimentale, sentite le categorie interessate, verrà valutato, sulla base degli esiti della sperimentazione stessa, se confermare ed eventualmente estendere il sistema del vuoto a rendere, ad altri tipi di prodotto, nonché ad altre tipologie di consumo.